 |
Girumin |
|
Indipendentista
    
Gruppo: Members
Messaggi: 338
Utente Nr: 25
Iscritto il: 27-Giu-2007

|
Mi spiace di non poter aderire all'invito che Zena Fein ripresenta qui (forse perchè è il campo della discussione più gettonata): verrei molto volentieri se fossi meno lontano. Vi suggerisco in ogni caso di parlare molto di case, con o senza piano perchè è un argomento scottante, oltrechè sempre di attualità. Vorrei avviarmi alla conclusione del mio ciclo di messaggi (che inaspettatamente non ha provocato reazioni significative) riportando testualmente il famigerato Art. 31/d Legge 5.8.78 n°.457 - Legge italiaca - riguardante la Ristrutturazione edilizia. >> Si qualificano opere di ristrutturazione edilizia (in seguito abbrev. R.E.) gli interventi volti a trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme sistematico di opere che possono portare ad un organismo edilizio tutto od in parte diverso dal precedente. [Elementare Watson!]. >> Tali interventi comprendono il ripristino o la sostituzione di alcuni elementi costitutivi dell'edificio, l'eliminazione, la modifica e l'inserimento di nuovi elementi ed impianti. [Di bene in meglio!] >> Sono da ricomprendere nell'ambito della ristrutturazione edilizia: a) la demolizione e fedele ricostruzione d'un fabbricato esistente del quale siano documentati la originaria consistenza planovolumetrica ed i relativi caratteri tipologici, formali e strutturali, intendendovi per fedele la ricostruzione che non si discosti dal sedime, dalle dimensioni e dai suddetti caratteri propri dell'organismo preesistente; le opere volte al mutamento di destinazione d'uso, quando comportino una trasformazione degli elementi strutturali, tipologici e funzionali dell'edificio; c) gli ampliamenti eccedenti quelli contenuti entro le soglie predeterminate dallo strumento urbanistico generale, purchè non costituenti nuove costruzioni; d) le opere che determinino l'incremento della superficie lorda di piano mediante la costruzione di soppalchi di cui all'art.32/2, ovvero mediante la modifica dell'altezza interna utile. [Allelujah!]. Mi sembra prodigioso che un siffatto, immondo pastrocchio linguistico-concettuale sia sopravvissuto al logorio della prassi legislativa per oltre vent'anni. La sua chiarezza sfolgorante consente interpretazioni che vanno da "svuotamento completo dell'involucro d'ambito (tipo zucca di Halloween)" a "piantare un chiodo su una parete per appendere un quadro". Lo si desume dalla sconfinata varietà di applicazioni in tutta Italia e dalla milionaria mole di cause avanti ai TAR per divergenze fra cittadini ed enti locali. Comincino i nostri reggitori conterranei ad avvicinarsi all'indipendenza cancellando dai codici un obbrobrio simile!
|
|
|
Girumin |
|
Indipendentista
    
Gruppo: Members
Messaggi: 338
Utente Nr: 25
Iscritto il: 27-Giu-2007

|
Mi rivolgo ai miei soliti 24 lettori - modestamente - come il Manzoni. Voglio commentare oggi l'Art.31/d Legge 5.8.'78 n°.457 per far capire come sia possibile ai Comuni esosi pretendere oneri urbanistici per ristrutturazione di immobili. Sgomberiamo il campo da altre fattispecie che comportano oneri urbanistici, cioè i "frazionamenti" ed i "cambiamenti di destinazione". Se da un appartamento grande ne ricavo due piccoli mediante un modesto intervento muratorio eseguo un "frazionamento", ma non è detto che aumenti il "carico abitativo", tuttavia l'esazione del balzello "oneri urbanistici" (che d'ora in poi designerò OU) sarebbe dovuta, anche perchè il sullodato Art.31/d lascia intravvedere una simultanea "ristrutturazione" (che d'ora in poi chiamerò R). Se svuoto uno sterminato casamento già adibito a filanda per inserirvi un rosario d'appartamenti, residenziali o di vacanza, eseguo un "cambiamento di destinazione", che - ad abundantiam, affinchè non abbia la minima possibilità di sfuggire alle gabelle - cade anche sotto la definizione di R data sopra. Se parimenti da una stalla con fienile ricavo un appartamento di vacanza eseguo pure un "cambiamento di destinazione" e come nell'esempio precedente provoco un aumento del "carico abitativo" influente sull'urbanistica, quindi gli OU sono legittimamente dovuti. Veniamo finalmente alla R pura e semplice. I primi due capoversi del sullodato Art.31/d spiegano in burocratese che la R equivale ad un terremoto: ad esempio ricavare da un turrito maniero, diligentemente svuotato, un residence di gran lusso di cinquanta appartamenti. Lo ribadisce il primo paragrafo del terzo capoverso. E fin qui siamo d'accordo: si può tranquillamente convenire che l'urbanistica comunale sia coinvolta. Gli enunciati successivi, però, lasciano capire tutto ed il contario di tutto, al punto che - come ho già detto scherzando - piantare un chiodo su un muro per appendervi un quadro può essere R in quanto è "inserimento di un "nuovo impianto". I Comuni... spiantati ne approfittano. Sarebbe molto meglio perciò cancellare il concetto astruso di R con i connessi OU perchè tanto i Comuni - spiantati o no - hanno una pingue rivalsa nella nuova classificazione catastale che di regola rivaluta verso l'alto il reddito catastale. Il resto alla prossima puntata.
|
|
|
Girumin |
|
Indipendentista
    
Gruppo: Members
Messaggi: 338
Utente Nr: 25
Iscritto il: 27-Giu-2007

|
Rieccomi! La volta scorsa m'ero incamminato erroneamente sulla "risposta rapida" onde avevo dovuto scegliere d'essere rapido. Riassumo quanto ho scritto a ruota libera dal 20 Marzo in poi. Il succo è questo: a rigor di logica un tributo (=tassa, imposta, gabella ecc..) è dovuto alla comunità - non solo per la legge, ma anche per il buon senso che ne promuove l'accettazione - quando serve a pagare un servizio prestato dalla comunità al contribuente. Così - dico io - gli OU sono dovuti per un nuovo fabbricato ed anche per ogni trasformazione di fabbricati esistenti che comporti aumento del carico abitativo, quindi spese a carico del comune per le infrastrutture primarie. Non sono dovuti - secondo me - quando rimodulo internamente la mia unità abitativa senza aumentarne il volume e la rendo più confortevole e adeguata agli standard abitativi odierni. Non così è per la legge, per i TAR e per i Comuni, spiantati o no. Qui si dovrebbe riformare o liberalizzare con il cosiddetto piano-casa regionale (che non arriva mai!). Basta OU sulle RE! Vorrei ora toccare il tasto dolente dell'edificabilità in Liguria, in alcune zone della quale è pesantemente condizionata dalla scarsezza di aree edificabili, sia per ragioni urbanistiche - saturazione edilizia dei centri abitati - sia per la tutela del paesaggio. Si dice che in tutta Italia esistono 8 milioni di abitazioni in esubero (seste, quinte, quarte, terze, seconde case, abbandonate, ruderi ecc...). Se fosse possibile e non complicato riciclarle mettendole sul mercato a prezzi ragionevoli e senza trappole fiscali si ovvierebbe alla pretesa necessità di occupare senpre nuove aree edificabili (o rese tali artatamente). Il rimedio potrebbe consistere, secondo me, nell'adozione del "sistema inglese" della vendita a tempo. Spiegherò meglio nella prossima puntata: per ora porto un esempio. Io "vendo a tempo" una mia casa: fra 100 anni ritornerà mia. L'acquirente la tiene per 30 anni, quindi chi l'acquista da lui potrà rimanerne proprietario per 70 anni: di conseguenza il prezzo sarà decurtato. E così via fino al compimento del secolo con progressiva diminuzione del prezzo fino all'azzeramento. Il mercato immobiliare diventerebbe più aperto e molto dinamico.
|
|
|
Girumin |
|
Indipendentista
    
Gruppo: Members
Messaggi: 338
Utente Nr: 25
Iscritto il: 27-Giu-2007

|
Dalla stampa quotidiana sia cartacea che elettronica mi risulta che il traguardo del Piano-casa è stato tagliato finora dalle Regioni seguenti: Toscana in Maggio, Umbria il 17 ed Emilia-Romagna il 30 di Giugno, nonchè dalla Provincia autonoma di Bolzano (tutte amministrate da giunte di centro-sinistra. All'inizio del corrente mese di Luglio s'è aggiunta a tale eletta schiera anche il Veneto (primo fra le Regioni affidate al centro-destra) mentre in Lombardia il Consiglio regionale si appresta in questi giorni a discutere ed approvare il suo testo di legge "Intervento regionale a sostegno del settore edilizio e per l'utilizzo dell'edilizia sostenibile", alias Piano-casa. "Tot regiones (quatuor!), tot leges quatuor": pochine! Presto (!?) dovrebbe seguire la nostra Liguria. Sono trascorsi cinque mesi dai primi roboanti e demagogici annunci governativi di chiaro stampo elettorale, che promettevano una gragnola di milioni per raggiungere ghiotti obiettivi spazianti dalla casa-facile per le giovani famiglie alla drastica semplificazione burocratica per i cittadini e naturalmente anche le amministrazioni locali, i tecnici e le imprese. Se fosse facile accedere ai testi messi in vigore li commenterei subito, ma non è possibile. Lo farò appena mi sarò informato meglio. Intanto, a tutela della correttezza linguistica osservo che per aprire una busta si può utilizzare un coltellaccio da macellaio, ma per aggiornare l'arte edificatoria è giusto attuare i principi dell'edilizia sostenibile. Per concludere il pistolotto odierno osservo che la sostanza di queste disposizioni legislative tanto attese sembra consistere principalmente se non esclusivamente nella possibilità di maggiorare entro certi variegati limiti la volumetria delle case uni/bi-familiari: ciò che rientrava nella accezione della famigerata RE (=ristrutturazione edilizia) soggetta a concessione onerosa, cioè al pagamento dei mai abbastanza stramaledetti OU (=oneri urbanistici). Nessuno dice se tra le grandi novità apportate dal magnifico piano compaia la riduzione o l'abolizione degli OU. Chi vivrà vedrà. Chi vive sperando muore cantando! Bye-bye. (alla prossima)
|
|
|
Girumin |
|
Indipendentista
    
Gruppo: Members
Messaggi: 338
Utente Nr: 25
Iscritto il: 27-Giu-2007

|
Il languore estivo ha colpito anche questo forum, perciò mi sento in dovere di rilanciare il mio monologo (che è sempre più gettonato !). Negli ultimi giorni la Lombardia ha messo in vigore la sua legge per il rilancio dell'edilizia abitativa e lo Stato il piano di sussidiamento dell'edilizia popolare (100.000 abitazioni in 5 anni). Tanto per fare un confronto, nel periodo 1995-2006 gli oltre 6.000 Comuni italiani (TROPPI!) hanno approvato progetti per 3.000.000.000 mc ca. tre miliardi) d'immobili abitativi, corrispondenti a 10.000.000 di abitazioni di 100 mq. Ho già detto che da "voci di caruggio" risulta che in Italia esistono già 9.000.000 di abitazioni in esubero rispetto alla necessità: quindi il problema non è costruire nuove case in massa, bensì renderle accessibili a chi ne cerca. La costruzione di nuove case è da sempre la pacchia dei manipolatori di aree fabbricabili che vengono inserite nei piani regolatori come "verde pubblico" o "servizi" e con un colpo di bacchetta magica hoplà diventano pregiate zone edificabili se sono proprietà di bustarellari amici degli amici. Non è sempre così, ma...buona parte sì. Inoltre le nuove costruzioni portano alle casse comunali gli OU pieni, le RE invece li portano ridotti. Siccome l'incentivo fiscale è lo strumento da sempre idoneo - come ci insegna la storia - a frenare certe attività maggiorando la pressione fiscale ed a stimolarne altre riducendola, basterebbe - secondo me - aumentare gli OU sulle nuove costruzioni - specie se sono abitazioni secondarie - ed azzerarli per quelle che la legge vigente chiama RE, le proteiformi e sempre stramaledette ristrutturazioni edili. Il popolo degli straccioni - cioè l'Italiano - che vive e prospera con redditi imponibili per l'80% inferiori a 26.000 € - si scatenerebbe a riattare, restaurare, ristrutturare, valorizzare il patrimonio edilizio esistente invecchiato. I Comuni potrebbero rivalersi sui nuovi redditi catastali, aggiornati sempre al rialzo. Concludo con una considerazione desolante: è stato scoperto il DINIEGO-ASSENSO che consente alle amministrazioni comunali di dissociarsi dal PC senza esprimere una motivazione. In tal modo sono follemente favorite le giunte costituite da semianalfabeti (sembra che purtroppo ve ne siano, perchè l'eleggibilità prescinde dal grado d'istruzione) e due proprietari di case a cavallo d'un confine comunale si potranno trovare in condizioni molto diverse per quanto riguarda la fruibilità di quel poco o tanto di buono che il PC vorrebbe dispensare. Con la devolution è stata realizzata la riduzione ai minimi termini non solo dell'Italia, ma di ogni regione. Franco lo sa, ma molti ignorano che "riduzione ai minimi termini" non è il rimpicciolimento estremo d'una entità, bensì la sua scomposizione nella serie dei fattori primi del cui prodotto è il risultato. Si ritorna alla Italia dei Comuni del profondo Medioevo, con la differenza negativa che oggi capita impunemente che lo Statuto comunale venga eluso, mentre sarebbero stati guai nelle magnifiche comunità d'antan se un reggitore pubblico ne fosse stato responsabile. Abbiamo toccato il fondo? Speriamo! Nella prossima puntata rilancerò l'argomento del diritto di proprietà temporaneo.
|
|
|
Utenti totali che stanno leggendo la discussione: 0 (0 Visitatori e 0 Utenti Anonimi)
Gli utenti registrati sono 0 :
|
|
 |
[ Script Execution time: 2.2298 ] [ 20 queries used ] [ GZIP Abilitato ]
|
|